di Filomena Baratto
La nostra è un'epoca di apparenza: i social, la pubblicità, la cultura dell'immagine spesso mettono in risalto lusso, ricchezza, bellezza e successo. Una facciata a copertura di un vuoto per distogliere l’attenzione da questioni più urgenti e concrete. Tutto va bene per non guardare in faccia la realtà. E siamo obbligati a partecipare al gioco, dimenticando che la vita reale è fatta anche di altro. La vera rivoluzione è la sobrietà, la semplicità e l'autenticità puntando su cose essenziali e vere. I tempi sono strani, la realtà è diventata surreale, contraddittoria, caotica. I fatti hanno spiegazioni inverosimili, le verità spesso occultate, eventi inspiegabili o privi di senso. Tutto ciò che gira intorno a noi è visto come l'unica realtà possibile e per cui lottare. È come se vivessimo su un'isola tutta nostra in mezzo all'oceano. E il benessere ha preso il posto dei sogni. Tutto si gioca sul sensazionale per irretire il consumatore, evitandogli pure di pensare. Fanno colpo le notizie dell'orologio da duecento mila euro, come se fosse un acquisto per tutti, la catastrofe ambientale con spaventose previsioni meteorologiche, come se in estate interessasse solo l'aggiornamento meteo per andare in vacanza. La vacanza, un'altra abitudine che ormai stride con i ritmi e tempi, con l'idea stessa di riposo, ma che per inerzia si trascina come se fosse un dovere. Quello che viene mostrato attraverso i social e i mezzi di comunicazione sono solo argomenti per attirare l'utente, ora spaventandolo ora ingannandolo. Lungi da loro argomenti con qualche riflessione o pensiero più profondo. Al punto in cui siamo arrivati non serve impensierire il consumatore. Sui giornali si passa dall'attore alla cantante, dallo scoop allo scandalo, in un mondo di immagini. Sono pochi quelli che hanno le idee chiare, molti si accontentano di riempire il cervello con quello che trovano, o meglio con quello che gli rifilano.

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