venerdì 6 giugno 2008

"Non decisioni", ecco il problema

Sarà anche vero che il disastro dei rifiuti in Campania dipende dall'incapacità della borghesia napoletana di mobilitarsi contro il potere politico, come sostiene Angelo Panebianco. E forse ha ragione anche Nicola Pagliara quando sul Mattino si rammarica per il fatto che Napoli «un Colbert» non l'ha mai avuto. E anche Fulvio Tessitore che sulla Repubblica fa risalire l'impotenza della società civile napoletana alla mancata «sutura» della frattura sociale apertasi nel fatidico '99. Tutto questo è vero, ma a noi sembra che oggi il problema di Napoli non sia la sua società civile ma la sua classe politica. E che un altro problema sia (o sia stato) la negligenza del governo nazionale che quando i guasti del malgoverno locale diventano palesi dovrebbe muoversi e farlo in fretta. Prendiamo la presenza massiccia della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti. Da una settimana i media ci bombardano di notizie sui comportamenti criminali di politici, burocrati e tecnici dei commissariati, con quale risultato sullo spirito pubblico è facile immaginare. Ma diciamo la verità, non è questo il nocciolo della questione. Non è la devianza occasionale del potere politico, ma la sua latitanza organica il vero problema. Il vero problema è l'inerzia dei politici onesti presenti nelle assemblee elettive e negli esecutivi che con la camorra non hanno nulla a che fare. È la loro incapacità di decidere la fonte autentica dei nostri mali. È il loro pervicace immobilismo che — al di là della loro volontà e delle loro intenzioni — ha consentito alla criminalità organizzata di allargare la sua sfera di influenza iniziale e di conquistare lo spazio enorme che oggi detiene. È ovvio che le riflessioni sulla «borghesia» hanno un loro fondamento. Una società civile più abituata a occuparsi della cosa pubblica sarebbe servita anche a noi, in questa come in altre occasioni. Ma non possiamo dimenticare che i meccanismi della mobilitazione pubblica sono complicati, ovunque, non solo a Napoli. Mobilitarsi contro decisioni impopolari è relativamente facile. Farlo contro le non decisioni è molto più difficile. Le non decisioni mancano di trasparenza, sono volatili, sfuggono. Fanno comodo perché non alterano gli interessi costituiti, non alimentano conflitti. A Venezia nessuno ha messo in discussione la decisione di costruire un villaggio per la comunità sinte finché, vent'anni dopo, il sindaco Cacciari non ha stabilito che era ora di renderla operativa. In realtà, sono proprio le decisioni controverse quelle che una classe politica degna di questo nome deve prendere, quando non è possibile fare altrimenti. Costruire i termovalorizzatori è stato difficile anche in Piemonte e in Emilia Romagna. Però è stato fatto, dopo un lungo ascolto e una difficile opera di convincimento. In Campania sarebbe stato più difficile? Certo, ma nessuno ha cercato seriamente di convincere chicchessia. Per cui continueremo a chiederci come sarebbero andate le cose se governanti credibili e decisi questo tentativo lo avessero fatto. (Massimo Galluppi da il Corriere del Mezzogiorno)

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