Fonte: Salvatore Dare da Metropolis
Piano di Sorrento - Spiagge affollate ovunque. Le fiamme
si alzano alte all’improvviso. Un motoscafo esplode
a poca distanza dalla riva. Tanti turisti. Sole cocente.
Acqua pulita. Nessuna rissa fra giovani, né un cellulare
sparito sull’arenile. Sembrava tutto perfetto. Almeno
fino alle 16. Poi bum. Un boato incredibile. Fumo
nero, denso, che avvolge in pochi secondi il borgo dei
pescatori di Marina di Cassano e fa subito pensare al
peggio. Lo vedono tutti. Anche chi è piazzato sui lettini
dei lidi più «inn» di Sorrento si accorge che qualcosa
non quadra.Scatta l’allarme perché c’è un motoscafo
che va a fuoco, inghiottito dalle fiamme. Una bella barca
di 8 metri. E il porto di Piano di Sorrento sembra
diventare il set di una pellicola americana. Nessuna
finzione, nessun effetto speciale. Due autobotti dei
pompieri, vigili urbani, carabinieri, poliziotti, guardia
costiera, l’associazione «Soccorso amico»: ci sono tutti.
Poi arrivano i sanitari del 118. Due feriti, trasportati
d’urgenza all’ospedale «Santa Maria della Misericordia
» di Sorrento. Controlli rapidi e lo spettro peggiore
che sfuma di colpo: solo qualche ustione di secondo
grado, prognosi di 20 giorni. E vengono dimessi, da
miracolati. Perché lì, in mare, potevano perdere la vita.
Sotto gli occhi di bagnanti e diportisti. E’ la domenica
di paura andata in onda a Piano di Sorrento. Un paio
d’ore vissute col cuore in gola almeno fino a quando
dall’ospedale non sono arrivate notizie confortanti.
Poteva andare peggio. Per fortuna solo qualche bruciatura:
ha visto la morte in faccia una famiglia di Cercola
che, ieri pomeriggio, ha raggiunto il porto di Marina
di Cassano a bordo del proprio motoscafo. Doveva
essere un «mordi e fuggi». Una breve sosta per il pieno
di carburante e ripartire all’assalto delle onde. Ed
invece ci stava per scappare il morto. Sul motoscafo
c’erano quattro persone: al timone il proprietario (55 anni) in compagnia di figlio (25), nipote (22) e un
amico di Portici (20). Hanno «puntato» il distributore,
è iniziato il rifornimento e quando il display ha
«contato» 138 euro di benzina è esploso il serbatoio
dell’imbarcazione. In quel momento, sul motoscafo,
si trovavano solo il proprietario e il nipote. Si sono
salvati perché erano a prua. Lambiti dalle lingue di
fuoco, si sono gettati in mare e hanno guadagnato la
riva grazie all’aiuto di alcuni bagnanti. Guaribili in
20 giorni sia le ferite alla schiena del 55enne che le
ustioni a viso e braccia del ragazzo. Illese le altre due
persone: il figlio del «comandante» dello scafo e un
amico.
La pista su cui stanno lavorando gli uomini
della Capitaneria di porto è semplice: probabile che,
nel corso del rifornimento, sia stato acceso il contatto
dell’imbarcazione per valutare quanto carburante
servisse ancora per il pieno. Quindi una scintilla dal
vano motore e il patatrac. Un’ipotesi, almeno fino
quando i militari – con l’ausilio dei vigili del fuoco
– non concluderanno i rilievi sul motoscafo, rimasto
semi-affondato nelle acque di Marina di Cassano.
E’ servita un’ora per domare le fiamme, alimentate
dal vento e dal carburante che spuntava fuori
dall’impianto di distribuzione come fosse una fontana.
Fondamentale l’intervento di una motovedetta
della Guardia costiera, dotato di attrezzature antincendio,
in azione con l’apporto di un gommone. E
pensare che, nel corso dei rilievi, è spuntato anche
un altro particolare. L’impianto antincendio del porto
non è entrato in funzione. Non perché sia rotto, ma
a causa dell’eccessivo carico di energia che d’estate
l’Enel «succhia» l’intero borgo. Troppe utenze e bocconi
off-limits. Servirebbe una cabina che, per ora,
non c’è ancora. Salva dall’inquinamento l’intera
baia: con panne galleggianti, è stata delimitata l’area
dove c’è stata l’esplosione. Un modo come un altro
per evitare che il carburante potesse espandersi e
dare una mazzata alla salubrità delle acque.
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