giovedì 21 aprile 2016

Una passeggiata vicino al mare

Filomena Baratto e Mariangela De Simone
di Filomena Baratto 

Vico Equense - Marina di Seiano, da sempre luogo mio prescelto per il mare, per la bellezza, per i ricordi. Ci sono luoghi che restano indelebili dentro di noi e questo è uno dei tanti della zona. Quando si arriva giù alla marina, c’è uno scenario da favola: il Vesuvio di fronte, il mare una tavola, le barche nel porticciolo, la tranquillità, la costa in lontananza, i rombi dei motori che arrivano come un’eco a spezzare la quiete. Sono scesa lì per andare da Mariangela. Dopo il caffè, ci siamo diretti verso la spiaggia delle calcare. Non oltrepassavo il cancello delle Axidie da quando ero bambina e mi ha fatto un certo effetto andare oltre, dove non ero più arrivata anche se tutte le estati le passo qui. Appena sulla spiaggia, mi sono ricordata di quando ero bambina, col mio costumino celeste trapuntato di blu nella vecchia nave adagiata sugli scogli, con mio padre che tutti giorni mi portava lì. Ho visto ancora la vecchia nave, come se fosse rimasta tra gli scogli, con tutti noi adagiati sulle sue vecchie assi a prendere il sole e a mangiare, mio padre che mi da una mano a spalmare la protezione ed io che mangio velocemente il panino per far passare presto il tempo e tuffarmi di nuovo. Io, Mariangela e il direttore, sembravamo dei servizi segreti, avevamo l’aria di chi indaga facendo un sopralluogo. A pensarci bene ci guardavano, anche attirati dalle foto che scattavamo e io, col mio impermeabile blu, sembravo una Arsenio Lupin versione Georges Descrieres.
 
La nostra Cicerone, con accento torinese, il fisico robusto, la tenacia delle massaie specializzate e la mente fine, come solo le persone di mare sanno essere, una sorta di memoria storica di questo posto, ha cominciato a raccontarci dei fatti del passato di marina di Seiano, accompagnandoci lungo tutto il percorso e regalandoci del suo tempo prezioso. Avanzavo meravigliata per il posto incantevole, tra i più belli, con il mare che questa mattina ci invitava a fare un bagno a tutti i costi, l’acqua cristallina, con sfumature verde smeraldo, turchese, celeste, con gli scogli ben in vista e tutto intorno uno spettacolo nello spettacolo: il Vesuvio di fronte con tutto il golfo ben chiaro fin verso le isole, dietro di noi la roccia alta con la sua boscaglia, il passaggio su cui camminavamo in cemento, alcuni ruderi, la famosa casina rossa e quella in fondo sulla scogliera. Molti facevano il bagno, in una pace e una tranquillità fuori dal normale, a prendere il sole indisturbati, alcuni a pescare, altri a passeggiare come noi. In quel momento ho pensato al valore di questa ricchezza: spendere il tempo per un piacere antico come quello di passeggiare vicino al mare e riempirsi gli occhi di tutto quello che c’è intorno e sapere di non poterti più allontanare da questo luogo, per come faccia parte di noi. Anche il cielo stamattina sembrava di un altro mondo, di un colore intenso, con cirri vaganti come se il vento avesse sminuzzato i batuffoli delle nuvole e li avesse messi lì di proposito per smorzare quel celeste uniforme. Ogni tanto ci giravamo a guardare indietro e lo sguardo cadeva sulla Chiesa della SS. Annunziata con il suo campanile rosa e la facciata ancora arancione, a picco sulla roccia come fosse lo stemma di una casata importante, quello della città. Non so in quanti modi l’ho ripresa, un soggetto così famoso e riconoscibile da mille proiezioni, da varie angolature. La nostra passeggiata ci ha portato oltre l’arco e Mariangela ci raccontava del tempo passato, del lavoro dei pescatori, delle famiglie che abitavano li, di quello che era il lavoro un tempo su questo tratto di costa, dell’acqua del mare, di come è cambiato il luogo nel tempo. Mentre lei parlava, salivano in mente le letture dei Malavoglia, dove i pescatori, le burrasche, le reti, le sorti degli uomini si avvicendavano nel romanzo mentre la mia accompagnatrice raccontava storie vere, vissute. E poi eccoci alla casina rossa e davanti l’ampio vigneto, punto di riferimento per chi viene dal mare. E’ stato come passeggiare nei ricordi, nel passato ma anche nel presente: ammirare un tratto di mare di tanta bellezza è veramente un privilegio. E anche se a pochi passi, il piccolo boschetto era cosparso di bottiglie di plastica e carte. Devo dire che non abbiamo niente da invidiare ad altri luoghi al mondo, e fare in modo che questi restino sempre così, che il cemento non avanzi, che la gente ne abbia cura, che non ci siano scempi come accade in ogni posto turistico. Certi luoghi rappresentano la nostra memoria e vanno salvaguardati, luoghi da raccontare e da rivivere, proprio come Mariangela ha cercato di fare con noi oggi, regalandoci emozioni e storie. E’ stata una mattinata ricca di cose insolite e piacevoli a cui dovremmo dare più tempo, magari sottraendolo a tante cose futili che facciamo, per poter ammirare le nostre bellezze naturali, non per puro campanilismo, ma per capire l’importanza di essere circondati da cose rare, uniche e che stanno lì e convivono con noi tutti i giorni e solo ogni tanto abbiamo la fortuna di scoprirle. Ringrazio Mariangela per aver rappresentato, come meglio non si poteva, l’anima del posto, a nostra disposizione, come a offrirci quello che di più caro c’era lì.

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