venerdì 1 marzo 2024

La fuga dal Camerun a 17 anni, poi la laurea con 110 in Giurisprudenza «Ora sogno di aiutare la mia Africa»

Randy Ashu, «diploma» alla Federico II, lavorerà in uno studio internazionale 

di Chiara Marasca – Il Corriere del Mezzogiorno 

Napoli - «Quando sono andato via da Yaoundé mia mamma è stata male, perché non voleva che la lasciassi. Ha iniziato a non mangiare più e l'hanno ricoverata in ospedale. Lì hanno scoperto che aveva un tumore ed ha potuto curarsi. Quindi in qualche modo, anche se ne ha sofferto, il mio viaggio l'ha salvata. Ora è felice e molto orgogliosa di quello che ho realizzato». Nove giorni fa Randy Ashu è diventato dottore in Giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli, con una tesi sul Terzo settore e un voto di 110. Quando aveva 17 anni ha lasciato il Camerun «perché avevo sogni più grandi di quelli che avrei potuto realizzare restando lì», proprio come il protagonista del film Io capitano di Matteo Garrone. Ed esattamente come lui, per arrivare in Italia, ha affrontato un viaggio attraverso il Mediterraneo lungo e doloroso, «per gli affetti che lasciavo a casa, per i momenti difficili vissuti durante la traversata e soprattutto perché alcuni degli amici che erano partiti con me non sono mai arrivati». Randy Ashu oggi ha 24 anni e vive a Vico Equense con la compagna Filomena e la loro bambina, nata tre anni fa. Quando è arrivato in Italia? «Sono sbarcato a Lampedusa 7 anni fa. Da lì sono stato trasferito ad Ascea, in un centro di accoglienza per adulti, ma quando si sono accorti che ero ancora minorenne sono stato portato a Polla. Così è iniziato il mio percorso nelle comunità: prima a Morcone, nel Beneventano, poi a Torrioni, in provincia di Avellino, dove è iniziata davvero la mia nuova vita in Italia».

 

Come si svolgevano le sue giornate in comunità? «Studiavo la lingua italiana, leggevo moltissimi libri, e ne ho anche scritto uno: La donna stupefacente, un racconto di fantascienza che ho pubblicato su Wattpad. Poi ci sono stati alcuni incontri importanti: l'avvocato Anna Olivieri, ora sindaco del paese, Adele Galdo, Romina e Dimitri Meka mi hanno indicato la strada per far validare in Italia la maturità che avevo conseguito in Camerun a 16 anni e poi ottenere la protezione internazionale. Prima di partire avevo anche frequentato per un mese la facoltà di Giurisprudenza a Sau». Aveva già le idee chiare... «Sì. Ho sempre pensato che gli studi in Legge e una carriera in questo campo possano permetterti di incidere positivamente sulla società e di aiutare le persone ad ottenere il riconoscimento dei loro diritti, come gli altri hanno fatto con me quando sono stato in difficoltà». Come è riuscito a mantenersi negli anni dell'università? C'è qualcuno che deve ringraziare oltre alla sua ferrea determinazione? «Quando ero a Torrioni ho seguito un corso della Comunità di Sant'Egidio e ho conseguito il titolo di mediatore culturale: ho studiato e lavorato, durante tutto il percorso, come mediatore e anche come portiere notturno, ma sono riuscito comunque a laurearmi nei tempi. Grazie alla Fondazione Aurora, poi, ho potuto avere il sostegno delle borse di studio previste da un progetto, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio e la Federico II, che sostiene i giovani con background migratorio. Ma fondamentale è stato per me anche il supporto della mia compagna, con la quale cresco la nostra bambina». E ora, qual è il sogno dopo la laurea? «Mi ha chiamato uno studio legale internazionale che ha sede a Roma, lo studio Chiomenti: inizio a lavorare con loro tra qualche giorno. Hanno letto il mio curriculum e l'hanno trovato interessante, hanno apprezzato la mia determinazione, il mio percorso universitario e hanno voluto credere in me. Di certo mi aiuta anche il fatto di essere madrelingua inglese e francese. Voglio specializzarmi in diritto societario, in particolare nel settore energetico e delle infrastrutture. Sogno questa strada anche per aiutare la mia Africa, che nei prossimi decenni dovrà affrontare la transizione energetica: ecco, sogno di diventare un protagonista di questo percorso. Ma vorrei conciliare questo con l'attività di avvocato pro bono: non dimenticherò di aiutare chi è in difficoltà».

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