«Al punto in cui si è giunti, non è possibile non far sentire la propria voce. L'idea di un “silenzio del fare” propugnata da Antonio D'Amato è condivisibile. Ma ora non basta. Non al punto in cui Napoli è arrivata».
Angelo Panebianco, uno degli editorialisti più noti ed ascoltati del Corriere della Sera, rafforza l'appello ad una mobilitazione «sonora» della borghesia napoletana, appello per altro lanciato sabato scorso proprio delle colonne del quotidiano di via Solferino. Un fronte aperto qualche giorno prima da
Ernesto Galli della Loggia. «Trovo strano — scriveva Panebianco — che essa (la borghesia, ndr) non sia stata in grado di portare in piazza mezzo milione, o più, di persone con lo scopo di solidarizzare con chi, da De Gennaro a Bertolaso, ha tentato e tenta l'impossibile per rimediare all'emergenza rifiuti».
Far sentire la propria voce ora è l'unica strada, professore? «Certamente. Anche perché altrimenti si rischia di lasciare l'immagine di Napoli solo alle voci di chi ha organizzato quel tipo di protesta. Gruppi ristretti che impongono la loro verità». Soffiare su animi già surriscaldati è operazione più facile che mettere insieme professionisti, professori, magistrati e giornalisti. «Indubbiamente c'è un problema di organizzazione dell'azione collettiva, come si dice. Ma è l'unica cosa da fare. Anche perché la borghesia ha gli strumenti culturali per farsi sentire. Non mi importa cosa faranno, ma spero che alzino la voce. Non lo hanno mai fatto e non mi interessa neanche sapere perché ma ora cambino strategia». Non l'hanno mai fatto.
Un problema di coscienza sporca? «Sicuramente c'è stato anche questo. Mettersi contro il potere politico non dà frutti. Parte di questa classe borghese è stata complice, nelle piccole e nelle grandi cose. Ma adesso occorre abbandonare ogni remora e farsi sentire».
(Patrizio Mannu da il Corriere del Mezzogiorno)
Panebianco e la borghesia napoletana (di Franco Cuomo)
4 commenti:
credo che la borghesia faccia sentire la propria voce, soltanto quando deve tutelare i suoi interessi.
Uno strato sociale costituito da diversi gruppi del ceto medio alto, dotati di proprietà materiali e di formazione intellettuale, in Campania non alza la voce, non scende in piazza e vota a Bassolino.
Vota Bassolino e fa bene.
Ovviamente se Bassolino è insufficiente bisogna direglielo e chiedere il cambiamento.
Una borghesia sensata non voterebbe mai Bocchino, Mussolini, Martusciello, D'Amato, e chi più ne ha più ne metta.
ho scritto una cosa sull'argomento, se vi va di pubblicarla:
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