giovedì 18 giugno 2009

L’azienda interdetta dal prefetto «Il Gip ci ha assolti da ogni sospetto»

Insigne: vicenda chiusa, ora rischiano le imprese di famiglia

Vico Equense - È tutto fermo, quasi come una maledizione. La storia infinita dei lavori al tunnel tra Castellammare di Stabia e Vico segna una nuova puntata. Da qualche giorno, il prefetto Alessandro Pansa ha scritto all’Anas avvertendo: tra le ditte dell’associazione temporanea d’imprese, che hanno vinto l’appalto, ce ne è una su cui non posso firmare il certificato antimafia. Ombre sulla società Sig-Società internazionale gallerie srl. Via libera alle altre: Busi impianti, Torno spa, Ellemme impianti spa. Ma si ferma il cantiere, riaperto appena a gennaio, destinato a realizzare una variante della statale sorrentina. Lavori realizzati appena al 43 per cento, dal costo totale di poco più di 65 milioni di euro. «Il traffico della sorrentina non ne ha risentito - confermano alla Polstrada di Sorrento - Siamo al normale movimento di un giorno feriale». Si scorre, anche nel famoso tunnel di Seiano. Solo di notte, qui, si rallentava il traffico regolato da un semaforo per l’apertura del cantiere. Già alle 6,30 del mattino, però, il cantiere veniva chiuso. Una regola per impedire il caos del traffico con l’inizio del periodo estivo. Ma lo stop ai lavori rallenta ancora le speranze che la Sorrentina trovi finalmente pace, con strutture sicure e agibili. Già 49 addetti della società interdetta dal prefetto Pansa hanno ricevuto la lettera di licenziamento. Rischiano il posto e hanno bloccato il cantiere. Protestano, in assemblea permanente. Sono solo la testa di ponte di licenziamenti che, se le cose non verranno chiarite, coinvolgeranno tutti i 450 dipendenti della società. Nella lettera della prefettura, si fanno due osservazioni. Entrambe riguardano il consigliere regionale Vittorio Insigne, padre dell’amministratore della società interdetta, Massimiliano. Viene ricordato un avviso di garanzia per concorso esterno all’associazione camorristica dei Casalesi, firmato dall’allora pm Raffaele Cantone. Era l’inchiesta sul clan Zagaria e i suoi investimenti al nord. E si aggiungono anche alcuni passi dell’ordinanza cautelare, di cui non fu mai destinatario Insigne, dell’inchiesta, in cui si cita il nome del consigliere regionale. Lui, Vittorio Insigne, commenta: «Una storia passata, un calvario di tre anni e mezzo da cui sono uscito. Vorrei poter rimanere fuori da vicende chiarite e passate. E invece mettono a rischio aziende di famiglia». Nell’inchiesta, con rito abbreviato, Vittorio Insigne fu assolto dal gip Edoardo De Gragorio a fine 2007. La Procura non fece appello e l’assoluzione divenne definitiva. Per il fratello di Vittorio Insigne, Salvatore, pure indagato in quel procedimento, ci fu archiviazione su richiesta del pm. Con queste notizie, il ricorso al Tar, con richiesta di sospensiva del provvedimento prefettizio, presentato dalla società. Respinta dal Tar, la richiesta di sospensiva verrà esaminata dal Consiglio di Stato nella prossima settimana. «Il provvedimento prefettizio omette di citare l’esito giudiziario di quell’inchiesta - spiega l’avvocato Enzo Maiello, difensore di Insigne - Perciò crediamo, dopo aver avuto ragione in sede penale, che si debba restituire trasparenza ad una società che da lavoro a 450 persone». Dodici cantieri aperti in tutt’Italia, 350mila euro di leasing per macchinari, lla Sig pochi giorni fu notificata un’altra sospensione di lavori, sempre su disposizione della prefettura di Napoli, in un tratto autostradale della Salerno-Reggio, la A3. Ora il bis. E il rischio di effetti a catena. «Ecco perchè sollecitiamo chiarezza e la sospensiva. Non a caso, scegliemmo il rito abbreviato, per non bloccare società attive ovunque, in un gruppo imprenditoriale nato da decenni che ha anche tre alberghi», spiega l’avvocato Maiello. (Dall’inviato Gigi Di Fiore il Mattino)

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