Il weekend appena trascorso verrà ricordato, in Italia, per la visita a Roma di Muammar Gheddafi. Il leader libico è stato accolto come una rockstar. Un'agenzia ha reclutato 500 hostess. Fotografi e cronisti hanno seguito, attimo dopo attimo, ogni spostamento del colonnello di Tripoli. Non c'è giornale che non riporti una sua foto in prima pagina. Lui, il dittatore libico, ha voluto lanciare un appello all'Europa affinché l'Islam diventi la religione dominante. Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha parlato di folklore e ha "chiesto", come sa fare lui, di non gonfiare il caso. Ma come è possibile siglare trattati con Gheddafi? Com'è possibile svendere la dignità dell'Italia? Come è possibile che, mentre gli altri Paesi ospitano leader democratici, in Italia arrivi un dittatore, venga accolto come una star in aeroporto con 500 ragazze reclutate apposta per lui? Ci dicono che c'è un trattato di "amicizia" fra Italia e Libia, siglato nell'ottobre 2008. Dunque Berlusconi svenderebbe e umilierebbe l'Italia, trasformandola nel palcoscenico di un dittatore, in cambio di un trattato che prevede un esborso di cinque miliardi di euro in 25 anni per risarcire la Libia dai danni coloniali. In cambio, una strada prioritaria per le aziende italiane. In realtà, però, dietro a questa storia c'è un grosso giro di affari che coinvolge direttamente il Presidente del Consiglio. Gheddafi fa la star in casa nostra perché Berlusconi tutela l'ennesimo conflitto d'interessi. Come scriveva il 'Guardian', qualche giorno fa, c'è un legame d'affari fra Gheddafi e Berlusconi. Una società libica chiamata Lafitrade ha acquisito il dieci per cento della Quinta Comunication, una compagnia di produzione cinematografica fondata da Tarak Ben Ammar, storico socio di Berlusconi. Lafitrade è controllata da Lafico, il braccio d'investimenti della famiglia Gheddafi. E l'altro partner di Ben Ammar nella Quinta Comunication è, "con circa il ventidue per cento del capitale", scrive il 'Guardian', una società registrata in Lussemburgo di proprietà della Fininvest, la finanziaria di Berlusconi. Sempre il 'Guardian' faceva notare il fatto che Quinta Comunication e Mediaset, ossia l'impero televisivo di Berlusconi, possiedono ciascuna il venticinque per cento di una nuova televisione via satellite, Arabala Nessma Tv, che opera anche in Libia, sulla quale il colonnello potrebbe esercitare influenza attraverso la quota che ha rilevato nella Quinta Comunication. Il premier, quindi, svende la dignità del Paese per tutelare le sue aziende. In compenso, però, fra qualche mese la foto di Berlusconi comparirà sui passaporti libici. Forse il Presidente del Consiglio, conscio della prossima sconfitta elettorale, ha deciso di scappare a Tripoli, che non è come la tunisina Hammamet, ma si sta bene anche lì. (di Antonio Di Pietro dal suo blog)
3 commenti:
A vedere TV, giornali, questo blog ecc ecc, mi viene il voltastomaco per l'importanza che si dà ad un simile terrorista, e sta a ricordarci l'amicizia che ha con premieeeeer, con tutti gli annessi e connessi.
Un grosso personaggio in una certa occasione mi spigò che "OGNI SIMILE CERCA IL SUO SIMILE".
Saluti a tutti
se mi da' un posto di lavoro , possibilmente , non da precario, divento subito Musulmano e leggo il Corano cento volte al giorno e mi sposo sette femmine , altro che vita da morto di fame che ci stiam conducendo
mi viene un atroce dubbio , queste cento e più ragazze che si sono converite all'ISLAM non sono le escort del Presidente; almeno, in Libia non ci sono giornalisti impiccioni e nessun si sogna di spiare il Colonnello.
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