Alberi incendiati, tronchi abbattuti: la strada verso la cima è un pericolo pubblico
Fonte: Fiorangela D’Amora da Metropolis
Castellammare di Stabia - Faito terra di nessuno, Faito simbolo di degrado
e speranza di rilancio di un’intera area. La
condizione della montagna, che sovrasta l’area
stabiese, torna di attualità grazie alla campagna
elettorale. Ma da
anni, senza che i
riflettori fossero
accesi da nessun
politico, il Faito
sopravvive grazie
all’azione di
pochi, coraggiosi
imprenditori e
tantissimi volontari
che mantengono
viva
l’attenzione su
quello che accade
a mille metri
dalle nostre teste.
Tra queste
associazioni c’è
la Pro Faito Luigi Torino
Onlus nata nel 1984 fra gli estimatori del Monte
Faito. “La Regione Campania e la Provincia di
Napoli, attuali proprietari del Monte Faito in pari
percentuale, ad oggi non si sono preoccupati di
tutte le problematiche che vive il Faito,
a cominciare dal
dissesto idrogeologico
che interessa
il versante
di Castellammare
di Stabia
lungo la strada
del Quisisana,
dovuto alla
mancata manutenzione
sia
del sottobosco,
sia del manto
stradale”. In
poche righe
Dario Russo
presidente della
onlus riassume la condizione di quella che loro
amano definire la “montagna su mare”.
Parole che trovano fondamento anche nel viaggio
fotografico realizzato pochi giorni fa. Scatti che
testimoniano una situazione più che preoccupante.
“Dopo ogni temporale inevitabilmente cadono
pietre, terreno e sterpaglie dai lati non essendo
ripulito il sottobosco ed i naturali canali di scolo
delle acque spesso ostruiti creano poi danni
irreparabili con cedimenti pericolosi ai margini
della strada; anche il taglio indiscriminato degli
alberi peggiora la situazione”.
Tronchi che capita
di trovare anche sulla carreggiata che sebbene
sia chiusa vede spesso auto in transito. L’unica
strada percorribile da Castellammare, soprattutto
dopo la paventata chiusura della funivia,
almeno per quest’estate, sarà oggetto ancor di
più di un traffico incontrollato di auto che pur
di vivere la montagna sono pronte a rischiare.
“Percorrendo la strada, nell’ultimo rettilineo
prima di arrivare al piazzale dei Capi sul Faito,
ci sono una decina di pini di alto fusto bruciati
nell’incendio di circa venti anni fa che, oramai
fradici hanno perso consistenza e potrebbero
cadere da un momento all’altro in una qualsiasi
giornata ventosa rovinando pericolosamente
sulla strada”. L’aspetto legato al dissesto
idrogeologico del Faito è molto importante,
soprattutto perché rischia di creare vittime innocenti
tra i residenti ai piedi della montagna.
Per chi riesce a superare tutte queste difficoltà e arriva in vetta la situazione migliora solo grazie
ai presidi storici sul territorio. Ma sono in tanti
ad aver lasciato.
“Regione e Provincia sono comproprietari anche
di immobili Faito come la vecchia Fattoria, la
Baita, la Taverna del Leone, il Camping, il Pian
del Pero dove una volta c’era il maneggio, tutti
immobili abbandonati a se stessi e fatiscenti;
eppure, nessuno di questi immobili è stato dato
a nessuna associazione o a nessuna azienda per
creare un nuovo indotto che possa portare anche
lavoro in montagna. L’Ente Parco dei Monti
Lattari c’è solo sulla carta, perché fi no ad oggi,
ha solo inserito dei tabelloni nell’area e null’altro”.
Sono decine le segnalazioni di pericolo e
disagio ambientale delle associazioni presenti
sul territorio come la Pro Faito, legate anche ad
aspetti pratici come la mancanza di un ripetitore
sulla montagna. “Se un turista dovesse decidere
di intraprendere una passeggiata tra i boschi e
malauguratamente dovesse perdersi, non avrà la
possibilità di mettersi in contatto con nessuno”.
Ecco, la montagna sul mare, è realmente isolata
da tutto e tutti.
Fiorangela D’Amora
Nessun commento:
Posta un commento