Nuovi dettagli forniti dal CNS, l’azienda di sicurezza che ha coordinato ritrovamento e salvataggio
Napoli - Tra le cronache efferate di questi giorni, spicca quella che porta con sé una speranza. La speranza di una piccola vita che sembra oggi fuori pericolo. Stiamo parlando del neonato di pochi giorni abbandonato a bordo di un treno della Cirumvesuviana. Dal CNS, l’azienda che si occupa della sicurezza di questo come di molti altri impianti cittadini, pubblici e privati, emergono nuovi dettagli.
Quando il macchinista, terminata la corsa che conduce il treno di ultima generazione della Circumvesuviana da Napoli a Baiano, nell’avellinese, ha trovato il neonato nella carrozza 203, ha chiamato gli operatori del CNS, che sorvegliano treni e stazioni, per capire come agire. Dall’azienda di Casandrino, presieduta da Antonio Romano, hanno allertato carabinieri e 118. I Carabinieri sono arrivati immediatamente, molto prima dell’autoambulanza. E, costantemente, i carabinieri hanno fatto un ponte di comunicazione con il CNS, che intanto dialogava con i medici, per sapere cosa fare, come muoversi con un bambino così piccolo, attenti a non far nulla che potesse nuocergli.
Dalle notizie diffuse sui media pareva che il neonato fosse in una busta di carta, e allora pareva poco credibile che nessun viaggiatore si fosse accorto lui. In realtà, da quanto emerge dal CNS, il bambino era posto in un borsone abbastanza ampio e, all’interno di questo borsone, protetto con carta da pane, una maglietta da adulto ed uno scialle di lana.
Da questi dettagli si percepisce una certa cura nel compiere l’abbandono, piena, evidentemente, di speranza di salvezza per la creatura.
Sempre dai media leggiamo che il neonato avrebbe avuto ancora il cordone ombelicale attaccato. In realtà, fonte sempre il CNS, quella sull’ombelico è stata una delle prime domande che i medici, non ancora arrivati sul luogo, hanno fatto porre ai carabinieri. La risposta è stata che il bimbo non aveva più il cordone, dunque doveva avere già diversi giorni di vita. Giorni in cui la madre deve aver provato a nutrirlo ed allevarlo, perché è apparso ai sanitari che lo hanno preso in custodia, in buona salute.
Il bimbo piange. I carabinieri lo consegnano al personale medico. Lo portano in braccio, senza particolari supporti o imbracature, perché sta bene, è forte, e può essere trasportato a mani nude sull’ambulanza che lo condurrà nell’Ospedale Moscati di Baiano, dove, amorevolmente, se ne prenderanno cura e lo chiameranno Carmine.
Intanto i carabinieri sequestrano i filmati, che le telecamere hanno registrato, e studiano immagini, movimenti, volti, per capire in quale punto della tratta il neonato, di cui non è certa la nazionalità, sia stato abbandonato e chi sia stata quella donna, così disperata, da aver affidato al caso la vita, fragile e miracolosa, del proprio figlioletto.
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