martedì 16 luglio 2019

Il basilico

di Filomena Baratto

Vico Equense - Devo dire che ho una seconda vita, sì, quella nei sogni. Intendiamoci, una vita che devo sempre leggere e interpretare visto i simboli e i segni che essa mi manda. Questa notte ho sognato il basilico, sogno strano e controverso. Partecipavo a una festa in un paese dell’Italia centrale e mentre tornavo in albergo mi sono addormentata nel retrobottega di un ristorante. Mi sono svegliata verso le cinque del mattino scossa dal rumore di alcune casse di bottiglie che venivano sistemate. Nessuno si è accorto di me, per cui alla chetichella sono uscita e proprio lì accanto c’era la hall dell’hotel dove soggiornavo. Alla proprietaria ho spiegato quello che mi era accaduto e lei si è mostrata dolce e materna. Mi ha portato un caffè con biscotti su un tavolo in terrazza. Si è seduta accanto a me preoccupandosi di farmi bere e mangiare e nel frattempo mi coccolava come faceva mia madre quando ero ragazza. Pur sorpresa, mi lasciavo abbracciare mentre il mio sguardo andava giù, al mare e, cosa strana, in Umbria non poteva esserci il mare. Altra cosa strana, vedevo a pelo d’acqua del grande, enorme basilico di un verde brillante, come fosse stato in un solco di terra lungo tutta la mia visuale. Mai visto un basilico così rigoglioso e io chiedevo alla signora se vedeva quello che era sotto i miei occhi nell’acqua ma lei non rispondeva, era presa dal coccolarmi. Gliel’ ho chiesto per la seconda volta ma lei niente, non aveva cognizione di quello che le dicevo. Io ne ero incantata, soprattutto per quell’unione di colori.
 
Così mi sono svegliata con un senso di freschezza e un profumo sotto il naso come se mi trovassi a pranzo. Ho ripensato alla mia parmigiana di ieri, scomparsa subito, a giustificare il sogno. Ma poi mi sono riportata alla pianta del mio basilico all’inizio del viale di casa, a cui attingo per profumare i miei piatti ma le cui foglie non strappo io, ma gli altri che mi fanno la gentilezza di raccoglierlo visto che sono ai fornelli. Poi mi preoccupo del modo come recidono le foglie, gesto importante per mantenere integra la pianta. E spero che lo facciano dall’alto e non lateralmente, modo questo che porta i rami a seccarsi. A questo punto mi sono ricordata di Lisabetta da Messina, la protagonista di una novella tratta dal Decamerone di Boccaccio, la quinta della quarta giornata dove si raccontano gli amori infelici. La povera Lisabetta era innamorata del garzone Lorenzo, al servizio dei suoi fratelli. I due si amavano segretamente. I fratelli, venuti a conoscenza del loro amore, decisero di uccidere il ragazzo dal momento che, se avesse sposato la sorella, sarebbe stata una vergogna per loro a causa del suo basso ceto sociale. E così in un’imboscata lo uccisero. Lorenzo apparve in sogno alla sua amata e la informò di quanto accaduto. Lei si affrettò ad andare sul luogo dove era stato sepolto e avrebbe voluto portarlo via, ma non riuscendovi, gli tagliò solo la testa e la portò con sé. La avvolse in un drappo e la sotterrò in un vaso dove vi piantò del basilico. Lo annaffiava tutti i giorni con le sue lacrime e il basilico crebbe rigoglioso. I fratelli si insospettirono di tanto amore per un vaso di basilico e così glielo portarono via scoprendo la testa di Lorenzo. Lisabetta dal dolore si ammalò e morì. I fratelli furono costretti a trasferirsi a Napoli per la vergogna. Come si può notare niente può contro la forza dell’amore, nemmeno le convenzioni sociali. Ricordo a suo tempo, quando lessi la novella, rimasi così male che non feci altro che pensarci per un bel po’ di tempo. Ed ero così scossa che la lessi più di una volta convinta di non aver capito bene. Ho collegato il motivo del sogno del basilico a ieri quando, annaffiando un vasetto piccolo sul davanzale, ho visto le foglie dal contorno secco e di un verde pallido. Chissà che in quegli attimi non ci sia stato un flash back su Lisabetta da Messina, piccolo e inconscio richiamo. Quando stamattina mi sono svegliata e mi sono affidata ai libri dei sogni sparsi per casa, il basilico proliferava da tutte le parti. Certo è che ieri ho abbondato nello strappare basilico a tutta forza per i miei piatti. Sarà stato per questo? E’ una pianta originaria dell’India, simbolo d’amore e di dolcezza e deriva il suo nome dal greco basilikon, da “basileus”, quindi pianta regale. Dalle nostre parti è “l’odore” principe in cucina, usata per piatti tipici. E’ il sinonimo del profumo per eccellenza e cresce abbondante negli orti e nei vasi. I nostri terrazzi abbondano della sua coltivazione, un modo per rendere profumata l’aria e ispirare all’arte culinaria. L’amore rende tutto immenso, anche una pianta di basilico che vive delle lacrime dell’amata. E sappiamo che Lisabetta viene ricordata ogni qualvolta strappiamo una foglia di basilico. Dovrebbe essere la pianta dell’amore a dimostrazione che senza questo ingrediente niente ha vita.

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