di Dario Sautto da Il Mattino
Meta - «Niente opere di edilizia privata nei centri storici». Con questa motivazione, il Tar Campania (sesta sezione, presidente Paolo Passoni, estensore Gianluca Di Vita, primo referendario Fabio Maffei) ha bocciato ancora una volta il progetto del maxi parcheggio interrato che la Gemar aveva proposto al Comune di Meta nel 2012 e poi nel 2020. Per due volte era intervenuta la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Napoli che aveva dato parere negativo all'intervento, confermando la relazione del dirigente del Comune di Meta Luigi Cacace. Il Consiglio di Stato, però, nel 2019 aveva dato ragione all'azienda, che aveva proposto di realizzare un parcheggio interrato su tre livelli di circa 300 posti con tanto di bar in superficie, sostenendo che la Soprintendenza avrebbe dovuto diversamente argomentare il suo diniego.
LA VICENDA
Nei giorni scorsi, però, il tribunale amministrativo si è trovato a giudicare il nuovo ricorso presentato dalla Gemar contro il secondo parere negativo del Comune di Meta al rilascio del permesso di costruire in via Santa Lucia, a due passi dalla chiesa del 600 e tra edifici storici dell'antico borgo di pescatori, alcuni dei quali risalgono anche al 500. Contro il ricorso della ditta si è costituita anche Italia Nostra, associazione ambientalista assistita dall'avvocato Francesco Saverio Esposito, che ha sottolineato una serie di punti poi rimarcati anche dai giudici in sentenza.
«L'opera scrivono i giudici non sarebbe compatibile con le disposizioni urbanistiche e paesaggistiche vigenti gravanti sull'area (Zona 2 del PUT tutela insediamenti antichi accentrati; Zona di Rispetto Ambientale) in cui è inibita la nuova edificazione privata risultando assentibili solo interventi pubblici nel rispetto delle caratteristiche ambientali». Nonostante il progetto sia stato denominato «parcheggio pubblico a rotazione multipiano di interesse pubblico, da realizzare in via Santa Lucia», l'opera viene comunque considerata edilizia privata. Secondo il progetto, il parcheggio doveva sorgere in un fondo a due passi dalla chiesa dell'Annunziata, unico spazio verde rimasto nell'antico borgo di Meta. Eliminati dall'idea iniziale alcuni ulteriori edifici ed una torretta, sarebbero rimasti il bar in superficie e un'area a verde con ascensore d'accesso, quattro ingressi sui vari lati e uno di questi proprio nei pressi dell'antica chiesa. Il tutto a poche centinaia di metri dalle spiagge, ma praticamente nel cuore del centro storico di Meta. Singolare che lo stesso progetto sia stato presentato e bocciato già due volte nel 2012 e nel 2020, nonostante fosse molto simile a quello esaminato - e ugualmente bloccato - già nel 2004, quasi vent'anni fa.
L'ALTRO ALLARME
Secondo la Soprintendenza - tesi accolta dai giudici - l'intervento avrebbe un «forte impatto paesistico per il centro storico che si sviluppa con stradine tradizionali di modesta ampiezza e architettura tipica della penisola sorrentina e amalfitana», risultando una «alterazione dello stato dei luoghi». Nel corso degli anni, progetti simili sono stati realizzati altrove sia in Penisola Sorrentina, sia in Costiera Amalfitana, ma questa sentenza li avrebbe letteralmente «censurati». Ora gli ambientalisti sono fortemente allarmati anche per un'altra situazione, che riguarda il ripascimento dell'arenile di Meta attualmente in corso. Claudio d'Esposito, presidente Wwf Terre del Tirreno, ha scritto alla Procura di Torre Annunziata chiedendo «di accertare la conformità dell'intervento» ma anche «la compatibilità fisico-chimica-biologica del materiale movimentato»
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