mercoledì 20 dicembre 2023

Caffè con l’anice

di Filomena Baratto

Mia nonna di mattina, nelle fredde giornate di dicembre, mentre io ero ancora assonnata con lei in cucina, mi parlava come se accanto avesse avuto un’adulta. Beveva il suo caffè con l’anice e mi preparava il latte caldo. Il freddo mi faceva chiudere le braccia intorno alle gambe tirate sulla sedia, davanti al camino scoppiettante e, muta, aspettavo di avere la mia tazza in mano. Il profumo di anice un po’ mi svegliava dopo averne bevuto un po’. Il calore però era dato dalle sue parole, dai suoi discorsi, lenti, sereni, continui, come musica per le orecchie. Quando diceva cose interessanti, ascoltavo con più attenzione. Poi, vedendomi a lungo rannicchiata su me stessa e silenziosa, diceva che, per scacciare il freddo, ci voleva qualcosa di caldo così come il buono allontana ciò che è cattivo. “Perchè il freddo non può scacciare il caldo, così come il cattivo col buono?” le chiesi. Era un po’ un nostro gioco. Lei mi parlava di tutto e sapeva che alla fine giungeva la mia domanda, cui non mancava mai risposta da parte sua. Affermava che, avviato il processo, non potevi tornare indietro. Nessuno, teneva a dire, in una giornata gelida, mentre si sta scaldando, preferisce tornare al freddo, così come se si trova nella condizione di bonomia, non può diventare cattivo. Poi passava a farmi degli esempi dicendo che delle due condizioni, di una, ne senti il peso e dell’altra la leggerezza, per cui chi vuole stare sotto un macigno? Dopo questa risposta, mi trovavo nella condizione di macigno, per dirla secondo il suo esempio, provavo ancora freddo e aspettavo il latte caldo. Lei, nel frattempo, continuava a parlare, facendo altri esempi. Io la ascoltavo volentieri. Forse mi piaceva il suono della sua voce con quella modulazione di tono dolce e convincente, di chi impartisce una lezione ma senza darlo a vedere. Ripensavo alla parola “macigno”, non l’avevo mai sentita prima di allora, e ne analizzavo le lettere, il significato, la stessa pronuncia. E me lo immaginavo addosso, senza possibilità di alzarmi.

 

Col viso simulavo una smorfia di sforzo. Allora non conoscevo ancora il mito di Sisifo che trasportava il masso in cima alla montagna. Il peso rotolava di nuovo a valle e Sisifo risaliva facendo rotolare di nuovo il masso verso l’alto. Il mio pensiero si fermò al macigno, come se quella mattina mia nonna mi avesse caricato il masso di Sisifo sulle spalle. Nel fuoco scoppiettante, con lo sguardo fisso e immobile, vedevo pesi di tutte le forme. Solo quando mi arrivò il latte bollente tra le mani, in una tazza fumante, cominciai a sciogliermi e guardai mia nonna in viso. Lei, vedendo che avevo acquistato un po’ di colore sulle guance, mi disse che di lì a poco avrei fatto anche bei pensieri. Sono ricordi nitidi, accompagnati da profumi, sensazioni ed emozioni di allora. Da quel giorno mi chiedevo spesso se fossi leggera o avessi un peso. Quando avevo un cattivo presagio, una paura, un’ansia, un pensiero fisso, mi si presentava il macigno che mi rendeva tutto buio, freddo e brutto. Se, al contrario, ero allegra, spensierata, con idee buone e positive, ero leggera. Quella conversazione in cucina con mia nonna, in una mattina di dicembre, all’avvicinarsi del Natale, diventò una lezione importante. Il nonno mi ripresentò l’argomento un pomeriggio di alcuni giorni dopo, quando diede mano a sfoltire dei rami di alberi un po’ malandati. Alla fine del lavoro disse: “Ecco, abbiamo tolto tutto il peso”. E io gli chiesi se quelli fossero macigni. Mi rispose che tutto ciò che all’albero non serve, lo deve perdere. Se fosse rimasto con quel peso in più addosso, non avrebbe dato il meglio di sé. Solo molto tempo dopo, in età adolescenziale, capii che i macigni stanno dentro e i pesi non sono le cose che trasportiamo con le braccia ma ciò che ci opprime. L’anice mi ha riportato il ricordo e la saggezza di mia nonna che era solita dire che dobbiamo fare pulizia continuamente, liberarci da tutto ciò che ci fa stare male. Non sempre è facile ma spesso è necessario fare ordine nelle nostre stanze interiori e nella nostra vita.

Nessun commento: