giovedì 14 novembre 2024

Senza stagioni, etico e fluido è il guardaroba consapevole

Lorenza Reale 
Slow fashion, il brand di moda creato da una 29enne di Sant'Agnello «Con la tecnica del moulage tessuti cuciti direttamente sui manichini»

di Diletta Capissi - Il Mattino

Sant'Agnello - Lorenza Reale è una giovane designer di abbigliamento e accessori che, con il suo nome, presenta il brand slow fashion moda. Ventinovenne di Sant'Agnello, in costiera sorrentina, si è diplomata a Parigi all'Ecole de la Couture Parisienne, successivamente unificata con l'Institut Français de la Mode. «Sono stata tre anni a Parigi - racconta - dove ho imparato una tecnica particolare per il cucito, "il moulage" che sarà alla base del mio laboratorio. Una tecnica molto bella di modellatura tridimensionale del tessuto cucita direttamente sul manichino. Adotterò questa tecnica assieme ad altre tecnologie innovative ma sempre con lo sguardo rivolto alla sartoria italiana». «Spesso mi chiedono: come mai non sei rimasta a Parigi? - racconta Lorenza - Ma se tutti vanno via dal mio territorio, chi rimane? Per me è anche una sfida restare e riuscire a portare avanti il mio brand di moda made in Italy che deve essere sostenibile, visionario e innovativo, ispirato a un ibrido naturale che sperimenta il "guardaroba consapevole" del futuro che deve essere componibile e personalizzabile secondo le singole esigenze ambientali e sociali. Il nostro è un territorio in cui circola molto turismo e sono convinta che far conoscere la tradizione sartoriale è importante». In cosa consiste il tuo progetto? «Sviluppato nell'ambito del programma Awe Italy, è un progetto di produzione di alta manifattura che si ispira ai concetti di moda lenta, etica. Che si avvale di materiali eco-sostenibili per una piccola produzione di capi di abbigliamento e di accessori». Vogliamo far capire meglio questa tecnica del moulage?

 

«Si comincia cucendo il modello addosso al manichino. Il che serve per due motivi: si fa una ricerca sul volume, sul design, sulla base della fisionomia del soggetto, e poi c'è la parte di fitting, cioè la prova di vestibilità dell'abito. Sembra un processo più lungo però in realtà consente eventualmente di correggere una parte di errori, tutti gli aggiusti si fanno su questa tela e quando si procede al taglio si arriva al prodotto finale, ovviamente aiutati anche dalla tecnologia. Esistono prodotti di modellistica molto sofisticati». E la tecnologia qual è? «Intanto il modello si può fare anche a distanza, non è necessario venire in atelier spiega Lorenza si possono fare delle prove virtuali, ad esempio attraverso un visore, oppure con il Bot, finale di robot, che ti aiuta a intervenire sul sito s si comporta come un assistente virtuale». L'obiettivo finale? Lorenza ha le idee chiare: «Realizzare una moda inclusiva per le taglie che non si trovano normalmente nell'abbigliamento commerciale. Una donna da me si troverebbe a suo agio per tutte le sue esigenze. Voglio concentrarmi sulla fisionomia umana senza fare più distinzioni nelle categorie uomo/donna tradizionali, con capi disponibili per entrambi. Oltre all'abbigliamento ci sarà una parte di accessori. La stessa cosa vale per la stagionalità classica A/I o P/E, per porre l'accento sull'importanza di affrontare alcuni temi come i cambiamenti climatici, le collezioni saranno seasonless, ovvero senza stagione specifica». Dove nascerà questo laboratorio? «Spero di aprire un laboratorio artigianale di sartoria proprio a Sant'Agnello e di lanciare la mia prima collezione nel 2025. È una impresa molto impegnativa dal punto di vista burocratico ma conto di superare ogni ostacolo. Sarà la tecnologia a supportarmi nella parte del marketing digitale, ci sarà l'e-commerce, sul sito aprirò uno shop, il/la cliente troverà una collezione stagionale online e potrà fare una prova da remoto. Oggi con il cambiamento climatico ci dobbiamo porre anche uno studio dei tessuti che sia possibile adottare in diverse stagioni. I vestiti per me sono un modo di parlare che esprimono la personalità di ogni soggetto». Con quali risorse inizi? «Sto valutando diverse opzioni e tutto lo sviluppo economico dei costi del progetto. Il marchio vorrei fondarlo da sola ma sto cercando collaborazioni anche nel campo del design e mi piacerebbe avviare forme di networking con alcune delle colleghe di Awe: ad esempio con Alare ho dei punti in comune». A Sant'Agnello sarà semplice farti conoscere: ma oltre il territorio? «Mi muoverò attraverso canali sociali per acquisire visibilità, non aprirò un negozio ma come ho detto un atelier sartoria per la produzione e poi uno shop online». In famiglia c'è una tradizione di sartoria? «Entrambe le nonne mi hanno trasmesso questa passione. Mi coinvolgevano da bambina nel ricamo di tovaglie, tende, poi a scuola con le suore si facevano molti lavori artigianali. Ma dalle nonne, da mia mamma ho avuto un imprinting creativo per disegnare e dipingere. La moda è un universo molto interessante dove trovi frivolezza ma anche molta profondità e tanto lavoro». Il luogo dove fare il laboratorio atelier lo hai trovato? «Sì. Sto preparando anche la collezione e definendo il business plan». E per i tessuti? «Il guardaroba consapevole riguarda l'obiettivo finale della collezione, voglio produrre capi di altissima qualità con materiali biologici, mono-filati più facili da riciclare piuttosto che fibre miste. Non si può più fare moda senza conoscere l'impatto ambientale che avrà. Il guardaroba consapevole è sia nel design quando si crea, sia nella parte dell'atelier sia quando si realizza un capo. Dunque è consapevole perché ci deve essere uno studio e infine bisogna conoscere il bisogno effettivo sociale». Un esempio? «L'anti stropicciamento di un tessuto. Una tecnologia che permette di non stirare un capo tutte le volte che si indossa con il conseguente risparmio energetico. La sostenibilità e l'economia circolare saranno alla base delle mie collezioni e dei miei accessori». Hai pensato di presentarlo a degli investitori? «Sicuramente. Avrò bisogni di finanziamenti, però devo ringraziare la professoressa Daniela Terracciano della Federico II, coordinatrice di Awe, che ci ha trasferito energia e professionalità al di sopra di ogni aspettativa. Per noi tutte è stata una mentore».

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