mercoledì 17 giugno 2009
«Referendum, battiamo l’arroganza di Bossi»
«È l’occasione per Napoli e il Mezzogiorno per punire l’arroganza di Bossi». Il leader referendario Mario Segni è oggi in città, prima tappa del suo tour in Campania, per sostenere le ragioni del sì al referendum del 21 e 22 giugno prossimi. L’incontro stamattina, nella sede del Consiglio comunale, con Leonardo Impegno, presidente dell’assise, e il deputato Marcello Taglialatela, coordinatore cittadino del Pdl. «Il referendum - dice Segni - è un treno che non passa più: è ora di dare una picconata al Porcellum, il peggior regalo lasciatoci dalla casta partitocratrica. Una legge che ha trasformato il Parlamento da rappresentanza di eletti dal popolo ad accolita di nominati dai vertici di partito». Quale risposta si aspetta da Napoli? «La città ha dato un contributo importante in occasione della raccolta delle firme. Le adesioni sono state circa 69 mila su un totale di 800 mila. Numeri incoraggianti che chiaramente, da soli, non sono sufficienti. Serve un grande sforzo per combattere innanzitutto il clima di indifferenza e ostilità creato intorno a questa consultazione». Lei oggi incontrerà due esponenti importanti della vita polito-istituzionale cittadina, uno del Pd e uno del Pdl. Da una parte il sostegno è già noto, dall’altra cosa si aspetta? «Spero che nel Pdl prevalga la libertà di coscienza. Credo che siano in tanti i napoletani che vorranno dare uno schiaffo all’arroganza della Lega e all’impudenza del ministro Maroni che è arrivato a minacciare i presidenti di seggio. Tra l’altro ricordo che, quando avviammo la raccolta di firme, incontrammo anche i partiti e Forza Italia espresse grande entusiasmo». Se gli elettori del Pdl dovessero seguire le indicazioni del premier, considerato lo scarto di oltre 20 punti percentuali tra centrodestra e centrosinistra registrato alle ultime provinciali, il referendum è spacciato? «È una battaglia dura in tutta Italia. Eppure qui a Napoli e dintorni, la frattura tra cittadini e politica potrebbe ricomporsi proprio in questa occasione, essendo la vittoria dei sì al referendum l’opportunità per voltare pagina». Lei ha usato parole dure nei confronti dell’Idv per la posizione assunta rispetto al referendum. Il movimento di Di Pietro è oggi il terzo partito di Napoli e provincia. «L’Idv può diventare anche il primo partito, ma il suo voltafaccia è ingiustificabile: non può prima raccogliere le firme e poi fare marcia indietro». (Enrica Procaccini il Mattino)
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