Castellammare di Stabia - «Non abbaiare, potresti infastidire chi ascolta la dolce musica del traffico... non sporcare le strade con i tuoi escrementi si confonderebbero con cartacce, mozziconi, plastiche e lattine, quelli sono gli altolocati rifiuti solidi urbani». Ecco il decalogo per i randagi, la provocatoria protesta degli animalisti stabiesi dopo giorni di tira e molla fra amministrazione comunale, consiglieri contrari e favorevoli all'ordinanza che vieta di lasciar cibo per strada per cani e gatti. Una questione per la quale è intervenuta l'Enpa ma anche il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, che ha sferzato il sindaco puntando l’indice contro un'indicazione lesiva della dignità degli animali abbandonati, anche i cani senza padrone. Nelle strade un manifesto dei volontari dell'Adda che hanno deciso di scrivere il provocatorio decalogo del «Buon randagio» per mettere a tacere malumori e discussioni senza senso. Dieci regole d'oro per le bestioline che vivono nei quartieri stabiesi, adottate dalle famiglie, curate dai volontari, e maltrattate dai teppisti nottetempo. «Credo sia tempo di tacere e di cominciare a lavorare per ridurre il randagismo - spiega la presidente dell'associazione animalista Rosaria Boccaccini - il sindaco Bobbio ci ha promesso un altro incontro per andare avanti insieme ed adesso aspettiamo di capirci qualcosa in questa frenesia di chiacchiere». Irriverenti gli altri punti del decalogo che denuncia un clima di intolleranza che da tempo ha reso ancora più difficile il lavoro, gratuito dei volontari, costretti a vessazioni e ingiurie, perchè preoccupati dello stato di salute dei cani e gatti per strada che senza cibo ed acqua rischiano di diventare aggressivi e pericolosi. Ecco le altre prescrizioni del decalogo: «Accetta qualche calcio dai ragazzini...rifiuta il cibo della vecchietta, non sostare sempre nello stesso posto che dai fastidio ai cani con il pedigree...non ammalarti non hai la mutua, impara a telefonare all'associazione animalista perchè se vieni investito guadagnerai tempo!». (Titti Esposito il Mattino)
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