Fonte: Cesare De Seta da La Repubblica Napoli
Esso non viene certo in aiuto a una regione sgangherata come la Campania, regno statisticamente riconosciuto dell'abusivismo. Se fosse pur vero, e non lo è, che la Regione potesse d'un colpo risolvere i suoi drammatici problemi di disavanzo della spesa pubblica con questa manovra, essa sarebbe parimenti inaccettabile. Si sono fatti negli anni a seguito dei condoni edilizi calcoli di quanto si sarebbe guadagnato con i condoni nel 1985 e nel 1994 e s'è visto che, in termini propriamente economici, sono stati un clamoroso fallimento. Ma se pur grande fosse stato il profitto economico c'è pur sempre un principio di tutela, di equità e di giustizia che va preservato: nel pubblico interesse, nell'interesse di questo territorio martoriato della Campania. Viene persino la nausea a dovere indicarne i punti dolenti che interessano l'urbanistica, cioè il governo del territorio, il paesaggio e la salute pubblica. Oggi l'abusivismo è un male endemico che ha occupato Comuni, Province e Regione: istituti che hanno dimostrato d'essere inermi dinanzi a questa cancrena. Si costruisce finanche sulle pendici del Vesuvio, nei luoghi più splendidi che costellano la Campania, da Ischia alla penisola sorrentina. E quale strumento avrà il sindaco onesto contro il potere camorristico, comunque potente e minaccioso, per far rispettare la legge? Fosse pure l'amministratore locale un uomo di cuore puro come una colomba e saggio come Solone sarebbe pur sempre un fuscello in balia della tempesta.
Ma la tempesta si trasforma in nubifragio se solo si abbassa la guardia di fronte alla rosea prospettiva del condono. Sappiamo che basta solo l'annuncio di una simile evenienza che interessi di mano lesta si mettano al lavoro senza perdere un attimo di tempo. I calcoli di Legambiente dicono che in dieci anni si sono costruite in Campania sessantamila case abusive, che con la riapertura dei termini del condono si "sanano" due milioni di metri cubi illegali.
E l'immaginiamo cosa accadrà quando il velo della tutela (che pure è sostanza) verrà infranto? Garantire la sicurezza dei cittadini è necessario ovunque: ma possiamo esser certi che nella zona rossa del Vesuvio si faranno solo interventi antisismici o di rinforzo strutturale degli edifici? Vorremmo anche noi che così fosse: ma in onestà possiamo credere che ci sia in Campania un sistema capace di impedire che dilaghi l'abusivismo selvaggio? Ma lo Stato di diritto che cos'è se non il rispetto di taluni principi inderogabili che governano la comunità? Le strade dell'inferno sono pavimentate di buone intenzioni. La rivista "Scienze" in edicola dedica un ampio servizio sul rischio Vesuvio.
Palomar, l'ultimo personaggio sortito dalla lucida fantasia di Italo Calvino, a un certo punto della sua storia fa questa amara confessione: «Ciò che fa difetto è più che mai la previsione razionale, la strategia dei mezzi e dei fini, il progetto della città costruenda e costruibile». Palomar attende, anche lui una risposta dal presidente Caldoro, e da quanti hanno sottoscritto con il loro voto questo infausto emendamento. Tra loro riconosco persone da bene: anch'essi hanno svanito la previsione razionale, la strategia dei mezzi e dei fini, il progetto della regione costruenda e costruibile? Questo è il dato di fatto che più preoccupa, perché se anche gli amministratori più consapevoli di cosa sia la legalità si distraggono e alzano la mano o spingono il tasto del sì, vuol dire che il male è profondo e le buone intenzioni svaniscono, si polverizzano dinanzi alla realistica prospettiva che apriranno nuovi cantieri abusivi lì dove non era possibile fino a pochi giorni fa. I rilievi satellitari non possono impedire che l'abuso sia consumato, ma solo documentare che esso è avvenuto. Assai magra soddisfazione. La patata bollente passa alla magistratura. La strategia da adottare è altra ed essa va nel senso contrario al provvedimento: il presidente Caldoro non può dirci che un ennesimo contenzioso giuridico risolverà i nodi controversi. Non è così. Ci ripensi nell'interesse della Regione che presiede e della sua rispettabilità di amministratore.
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