lunedì 15 agosto 2022

Metti una sera d’estate con Notting Hill

di Filomena Baratto

Metti una sera d’estate a casa da sola. La poltrona azzurra di fronte al televisore cinquantacinque pollici, sempre occupata dagli uomini per le partite e la Formula uno, m’invita a sedermi. Sembra quasi di ledere i loro diritti acquisiti con l’abitudine. Ora la postazione è tutta mia. Col telecomando della poltrona nella mano destra, mi metto in posizione comoda, e con quello della tv nella sinistra vado alla ricerca di un film. Mi ritrovo sullo schermo Notting Hill. Un film del 1999 con Hugh Grant e Julia Roberts. L’ho già visto! Mi appresto a sceglierne un altro ma le prime immagini mi catturano, la musica fa il resto, la poltrona mi coccola. Lentamente mi lascio coinvolgere. Parte la prima scena col protagonista che raggiunge a piedi la sua libreria nel quartiere londinese di Notting Hill. William, il suo nome, è separato. Non sa che di lì a poco nel suo negozio entrerà Anna Scott, famosa attrice, alla ricerca di un libro sull’India. E così, pur restando senza fiato, non lascia trapelare alcuna emozione se non dopo, quando la star va via. Una fiaba moderna in cui un ragazzo, con la sua semplicità, conquista una diva del cinema alla ricerca di normalità per sfuggire alla prigione dello Star System. Il protagonista definisce l’incontro “bello e surreale”. S’incrociano di nuovo in strada e William, sbadatamente, versa sull’abito di Anna un succo d’arancia. Si scusa e la invita a casa sua, a pochi passi da lì, per farle smacchiare la camicia. Lei accetta e quando sta per andare via, lo saluta con un bacio. Il successivo incontro avviene all’hotel Ritz, dove lei alloggia. William si presenta davanti alla sua camera mentre, a sua insaputa, è in atto una conferenza stampa per il lancio del nuovo film. Un imprevisto che induce il protagonista a fingersi corrispondente della rivista “Cavalli e segugi” facendo le sue buone gaffe pur di poter parlare con lei. Qui una scena esilarante. Durante i cinque minuti a disposizione di William per l’intervista, lei si scusa per il bacio a casa sua. Ne scaturisce un nuovo appuntamento. Questa volta William la porta al compleanno di sua sorella. Durante la serata Anna mostra la ragazza che è e non la diva, che gli altri riconoscono solo alla fine. La scena più romantica del film arriva dopo, quando, a tarda sera, invece di rientrare, saltano all’interno di un giardino privato scavalcando il cancello d’ingresso.


 

Quasi una metafora al loro amore nascente di non potersi incontrare per le rispettive condizioni se non forzando le difese che ciascuno si è costruito. Ma il colpo duro arriva per William quando, in seguito, va all’hotel e trova Anna col fidanzato. Qui il sogno s’infrange. Giorni dopo, per sfuggire alla stampa, che la insegue per delle sue foto osè messe in giro, Anna ripara a casa del ragazzo. Finalmente si ritrovano. L’idillio dura poco. La stampa prende d’assalto la casa dopo che Mike, coinquilino di William, racconta in giro dove si trova ora Anna. Molto tempo dopo la ragazza ritorna in libreria per ristabilire la pace. William le risponde che ha paura di ferirsi ancora. Lei, consapevole di non poter fare altro, va via. William ci ripensa e si presenta all’hotel, dove Anna ha una conferenza stampa prima di lasciare l’Inghilterra, per chiederle di restare. Lei accetta. La fiaba termina qui e vissero felici e contenti. Resto ancora distesa in poltrona ripensando al “lieto fine”, solo un punto di partenza. Dell’amore attira l’inizio, l’innamoramento, quella fase magica in cui giuriamo che sarà per sempre, riferito allo stato di grazia in cui ci si trova. La vita vera insieme non è ancora iniziata, è tutta da definire strada facendo. E l’unica preoccupazione degli innamorati in questo momento è prolungare l’alchimia del momento. E’ dopo l’incantesimo che arrivano i momenti veri, quelli che mettono alla prova il rapporto. Gli sviluppi si lasciano al futuro, il tempo in cui l’amore cambia e si trasforma. D’altra parte è un bene che ci siano i ricordi della fase migliore a rievocare come tutto è iniziato. Con il pulsante della poltrona mi metto in posizione verticale, la fiaba è finita e vado a letto. E rifletto. E Se William rappresentasse solo un rifugio per Anna? E se il protagonista fosse innamorato più dell’immagine della diva? L’amore non vuole domande, accade e basta. E la fiaba va bene così.

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