lunedì 16 maggio 2016

Dance The Love - Una Stella a Vico Equense. I luoghi amati da Violetta Elvin

di Riccardo Piroddi 

Vico Equense - Dopo la pubblicazione dell’intervista di Vincenzo Califano a Raffaele Lauro sul terzo romanzo de “La Trilogia Sorrentina”, dal titolo “Dance The Love - Una Stella a Vico Equense”, dedicato alla grande danzatrice russa Violetta Elvin, nata Prokorova, vedova Savarese, in uscita nel prossimo luglio, con la notizia della mia collaborazione alle ricerche storiche di quest’opera, sono stato investito, ieri, da decine di richieste di amici, cittadini e lettori, per svelare i luoghi più amati da Violetta Elvin, nella Terra delle Sirene. Lo faccio, intervistando di nuovo l’autore, come mio personale omaggio a donna Violetta, dalla cui personalità sono rimasto “incantato”, fin dal primo incontro, come unico e silenzioso testimone (con il registratore!) delle conversazioni tra la grande artista e lo scrittore. Parto proprio dal mio paese, Massa Lubrense, per continuare, poi, con Sorrento, Positano e Capri. Il radicamento affettivo di donna Violetta nella costiera sorrentino-amalfitana si limitava a Vico Equense, da Monte Faito alla Marina d’Aequa? Il radicamento affettivo di Violetta Elvin non riguarda soltanto la costiera sorrentino-amalfitana, ma l’intera Italia, con il suo patrimonio di beni artistici, in particolare il Rinascimento, nutrito, fin dall’infanzia, a Mosca, dai racconti del padre, Vasilij Vasil’evič, coltivato da lei, nel corso delle tournèe, nei principali teatri italiani, in particolare a Firenze, e consolidato nei frequenti viaggi in tutto il nostro paese, con il marito Fernando Savarese, dopo l’abbandono delle scene. Naturalmente, Vico Equense occupa il posto centrale, per la scelta di vita fatta, ma l’amore di quest’artista straordinaria per la nostra terra si estende, per ragioni diverse, a Massa Lubrense, a Sorrento, a Positano e a Capri. Massa Lubrense, il mio paese, è un arcipelago di luoghi meravigliosi. Quali di questi luoghi attraeva di più donna Violetta? La Chiesa di Santa Maria della Neve, il luogo più amato da Violetta, sul piano dei ricordi, perché in quella chiesa fu celebrato, all’alba di un giorno meraviglioso, il suo matrimonio cattolico con Fernando. Perché nel cimitero di Santa Maria della Neve riposa, dopo la scomparsa, l’uomo della sua vita. La vita e l’amore, in un intreccio che spero i lettori apprezzeranno, esaltante una delle località, dal punto di vista paesaggistico, più spettacolari di Massa Lubrense.
 
Donna Violetta, in tanti anni, ha frequentato anche Sorrento. Esiste un posto della memoria che la leghi anche alla città del Tasso? Il posto della memoria esiste ed è quello al quale fanno riferimento tutti i russi del passato, del presente, e, credo, del futuro, innamorati di Sorrento e della Penisola Sorrentina: il monumento-sepolcro, al cimitero comunale di Sorrento, che conserva le spoglie del pittore paesaggista russo Sil’vestr Feodosievič Ščedrin, che feci restaurare, da assessore alla Cultura di Sorrento, nei primi anni ’80. Ščedrin si innamorò dell’Italia, da bambino, a San Pietroburgo, attraverso i dipinti del Canaletto, esposti all’Hermitage. Soggiornò nel Bel Paese, a Venezia e a Roma, fino a quando, giunto a Napoli e, poi, a Sorrento, decise di rimanervi fino alla morte, alla giovane età di 39 anni. La sua tomba consta di un piccolo altare, sormontato da un arco, sotto il quale è stato posto un altorilievo di bronzo, raffigurante il pittore seduto, in posizione ricurva, con una tavolozza e dei pennelli nella mano sinistra e il braccio destro abbandonato verso il basso. Da Sorrento a Positano, cosa unisce donna Violetta a questa meravigliosa località della divina costiera e alle Isole Li Galli, che la fronteggiano? A Positano e a Li Galli, entra in gioco la storia artistica di Violetta e la sua amicizia con il grande coreografo russo, Léonide Massine, che comprò gli “scogli” de Li Galli, nel 1924, dalla famiglia positanese dei Parlato, per 300.000 lire, intendendo farne un centro mondiale della danza. Il legame di Violetta con il celebre coreografo, interprete dei Balletti Russi di Sergej Djagilev, risale alla loro collaborazione, al Royal Ballet, per la rappresentazione de “Il cappello a tre punte” del coreografo Frederick Ashton. Nel mio romanzo descrivo una giornata trascorsa su Li Galli da Violetta con Massine e con Charles Forte, il grande imprenditore alberghiero italo-britannico. Una giornata piena di ricordi dei due artisti, dalla Scuola di Ballo del Teatro Bol’šoj, dalla quale entrambi erano usciti, alla loro collaborazione alla Royal Opera House di Covent Garden, sotto la direzione di Ninette de Valois. Al triangolo Vico Equense, Massa Lubrense e Positano non poteva mancare l’Isola di Capri. Non poteva assolutamente mancare, perché Capri, con Sorrento, divenne il luogo di esilio e di soggiorno della colonia cultural-politica russa, che faceva capo allo scrittore Maksim Gor’kij e alla scuola bolscevica, frequentata anche da Lenin. Esiste una foto storica, sulla terrazza di Villa Blaesus, che ritrae proprio Gor’kij, mentre osserva Lenin e Aleksandr Bogdanov che giocano a scacchi. Quando la madre di Violetta, Irene, venne in viaggio in Italia, negli anni Sessanta, la figlia la condusse proprio a Capri, sui luoghi frequentati dai celebri artisti russi, nonché da coloro che sarebbero divenuti, in Russia, i capi della rivoluzione bolscevica, che abbatté il regime zarista. La vicenda di donna Violetta, dunque, attraversa, non solo i posti più belli della costiera sorrentino-amalfitana, ma anche la cultura e la storia di queste località? Certamente. Violetta, come tutti gli inglesi, o naturalizzati inglesi, aveva letto “Siren Land” di Norman Douglas e, quindi, quando arrivò, per la prima volta, a Vico Equense, nel 1951, per un soggiorno di riposo di pochi giorni, alloggiando all’Hôtel Aequa, aveva già una conoscenza letteraria dei luoghi che sarebbero diventati, dal 1956 ad oggi, i percorsi della sua anima: Vico Equense, Sorrento, Massa Lubrense, Positano e Capri.

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