L’appello della Comunità di Sant’Egidio: a Napoli 215 morti in strada in 16 anni
Fonte: Christian Apadula da Metropolis
Fanno i numeri di una strage.
Silenziosa, lenta, nascosta
nel disinteresse di
molti. Il freddo li uccide, la
povertà non gli offre nessuna
possibilità di sopravvivere.
Sono 215 i senza fissa
dimora morti per strada
a Napoli e dintorni negli
ultimi 16 anni, ventidue
solo nel periodo che va dal
febbraio 2012 al febbraio
dello scorso anno. Ma c’è
chi ogni notte li vede morire
senza avere soluzione per
mettere fi ne alla strage. Ora
i volontari che ogni giorno si
impegnano per migliore le
condizioni di vita di chi non
ha un tetto, hanno deciso
di accendere i riflettori su
quello che di solito accade
tra buio e indifferenza. Anzi
a fare luce sono le candele. “Per ognuno sarà accesa
una candela, segno di vita”
sottolinea Antonio Mattone,
portavoce della Comunità
di Sant’Egidio di Napoli.
Duecentoquindici nomi
che verranno ricordati per
iniziativa della Comunità di
Sant’Egidio nel corso di questo
mese attraverso quattro
celebrazioni liturgiche che
vedranno la partecipazione
di 250 senza fissa dimora,
volontari e associazioni che
operano nel settore. Un’occasione
per sostituire ai
numeri le storie. Esperienze
di vite difficili finite in una
tragedia che le istituzioni
non intendono fermare.
“Da sedici anni, a Napoli, la
Comunità di Sant’Egidio ricorda
le vittime della vita in
strada, a partire dalla morte
di Elisa Cariota - spiega
Mattone - un’anziana senza
fissa dimora, che viveva
nei pressi della Stazione
centrale di piazza Garibaldi,
morta il 17 febbraio 1997.
Tra i deceduti, ricordiamo
Samuel, clochard morto lo
scorso novembre che viveva
nei pressi di piazza Municipio
di cui ha tanto parlato la
stampa, e che non ha avuto
ancora sepoltura perché non
è stato identificato”. “Questa vicenda - rileva il
portavoce della comunità -
fa emergere in modo emblematico
la problematica dei
riconoscimenti delle identità
delle persone morte, che
talvolta restano per mesi e
mesi in attesa della degna
sepoltura. Qualche giorno
dopo a San Giovanni a Teduccio
perse la vita Giusi,
malata psichiatrica morta
per il freddo, e per ultimo
Claudio morto al Cardarelli
pochi giorni fa”. La crisi che
continua ad avanzare rende
ancora tutto più cupo. I casi
aumentano e le risorse per
potere dare aiuti diminuiscono.
La comunità di Sant’Egidio
esprime la sua preoccupazione
per l’aumento della
povertà e per le difficili condizioni
in cui vivono tanti
senza fissa dimora, e lancia
un appello alle istituzioni
perché vengano aperte nuove
strutture di accoglienza
soprattutto per i senza fissa
dimora malati. Un appello
che arriva mentre da Genova
rimbalzano le immagini agghiaccianti
delle aggressioni
ai senzatetto.
Immagini tanto nitide quanto
terribili. Sono quelle estratte
dai video delle telecamere di
sorveglianza di un negozio
di Piccapietra che la notte
del 25 gennaio hanno immortalato
la terribile aggressione
a quattro clochard che
dormivano lungo una strada
del centro di Genova. La
sequenza di scatti mostra il
commando di quattro uomini
che si avvicina alla tenda
e al rifugio di cartoni in cui
dormivano le due coppie di
senza tetto slovacche. Poi il
pestaggio con manganelli e
tubi di ferro. Il filmato della
telecamera di sorveglianza
di un negozio mostra un’aggressione
condotta in modo
scientifico: 31 secondi di
orrore. Prima un giovane,
cappuccio calato in testa, si
accerta che i clochard dormano.
Poi, a un suo cenno,
il gruppo si divide e mentre
due picchiavano una coppia,
gli altri due si sono accaniti
sull’altra. Poi la fuga. Storie
di degrado, emarginazione
nel silenzio di troppi.
Nessun commento:
Posta un commento