di Pasquale Raicaldo La Repubblica Napoli C'è una piccola secca, a ridosso del golfo di Napoli, che dista appena 600 metri dalla costa di Vico Equense e poche miglia dal porto di Castellammare. Ed è da qui, da questo minuscolo punto sulla carta geografica italiana, che parte una nuova missione: salvare gli squali dall'estinzione. Proteggendoli dai danni della pesca e del cosiddetto "ghost fishing", i danni causati dalle reti abbandonate. Perché il banco di Santa Croce, già zona di tutela biologica dal 1993 con i suoi 5 grandi pinnacoli rocciosi che celano una straordinaria biodiversità, è diventato un Important Shark and Ray Area (ISRA), vale a dire una di quelle zone che l'IUCN, l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, considera " habitat importanti per una o più specie di squali", al punto da suggerire "politiche di conservazione definite". Gli squali in questione sono squaletti, nulla a che vedere con quelli che hanno dominato l'immaginario collettivo, a cominciare dal Carcharodon carcharias, lo squalo bianco che ha ispirato la celebre saga di Spielberg. Si tratta dei gattopardi o gattucci maggiori, piccoli squali a pois da cui il nome, per analogia con il manto dei felini - che qui, attorno al banco di Santa Croce, hanno trovato le condizioni ideali per riprodursi.
«E noi li monitoriamo ormai da dieci anni», spiega Eleonora de Sabata, che con la sua associazione Med-Sharks porta avanti il progetto "Stellaris". E che ora festeggia il riconoscimento per l'area, che entra a far parte del ristretto novero di ISRA italiane (sono in tutto 15): «Aiuterà a far comprendere ai decisori politici l'importanza della sua tutela». E del resto non se la passano bene, di questi tempi, gli squali del Mediterraneo: una specie su due è a rischio, molto più negli altri oceani. Una minaccia costante e quotidiana, amplificata dalla pesca e dal commercio. Di più: negli habitat costieri si trova il 75% delle specie minacciate. « Ecco perché un punto prezioso come il banco di Santa Croce, dove i gattopardi arrivano per riprodursi e deporre le uova tra le gorgonie, va tutelato ancora di più » , aggiunge de Sabata. « Lenze abbandonate e pesca di frodo sono una minaccia costante ». Il progetto "Stellaris" è stato determinante per avviare l'iter che ha consentito al Banco di diventare un ISRA: qui sono state censite oltre 300 uova e " battezzati", in 10 anni, 150 gattopardi. « Battezzati in senso quasi letterale - dice la presidente di MedSharks - visto che agli squaletti che avvistiamo assegniamo un nome e le loro foto finiscono in un database che ci consente di verificare, spesso con successo, la fedeltà al sito » . Proprio così: da Totò a Peppino a Maradona ( strizzando l'occhio all'immaginario collettivo), i gattopardi diventano riconoscibili dalla livrea. Ognuno ha le sue chiazze, l'occhio attento dei ricercatori aiuta a distinguerli. E a ritrovarli anche a dieci anni di distanza dalla prima volta. E con i gattopardi c'è un'altra specie che sembra aver eletto il Banco di Santa Croce punto di riferimento per le migrazioni: sono le aquile di mare ( Myliobatis aquila il nome scientifico), citate naturalmente dal dossier di IUCN, che qui arrivano a giugno e se ne vanno a settembre. Si tratta di una specie considerata in declino per l'impatto della pesca: vederla da queste parti è, per i sub e gli appassionati, uno spettacolo. I sub, già: questa è soprattutto una storia che esalta il ruolo della cosiddetta "citizen science". L'importanza, ovvero, del contributo alla ricerca e alla conservazione di chi scienziato non è. Come Pasquale Manzi, titolare del Bikini Diving di Castellammare, fra i promotori della designazione a ISRA. «Abbiamo sempre saputo che quest'area rappresenta un unicum. L'abbiamo ripulita e difesa dal bracconaggio. Siamo diventati sentinelle dei gattopardi e delle loro uova, mostrando questa meraviglia ai sub di tutta Italia».
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