Amarezza e rabbia per l’incapacità della pubblica amministrazione di tutelare un bene al quale dedicò alcuni schizzi e disegni il celebre archeologo Maiuri
di Fabrizio Geremicca - Il Corriere del Mezzogiorno
Vico Equense - Le recenti abbondanti piogge hanno provocato ulteriori cedimenti e smottamenti di terreno a danno dei già malmessi ruderi della villa romana di epoca tardo repubblicana che insiste sulla spiaggia del Pezzolo, a Vico Equense. Un esempio di delittuosa incuria del patrimonio archeologico e culturale che si protrae da anni e che ha fatto sì che ormai, di quelle antiche mura, rimanga davvero poco. A febbraio il Corriere del Mezzogiorno aveva sollevato il caso. Il Comune di Vico si era visto costretto a porre fine all’inerzia ed aveva emanato una ordinanza di messa in sicurezza del terreno che sovrasta i ruderi romani. L’aveva indirizzata all’ex consigliere regionale Flora Beneduce ed ai suoi figli, i quali avevano delimitato l’area ed avevano iniziato a discutere con la Soprintendenza di un progetto di recupero. Era però emerso poi che l’ordinanza era stata indirizzata dall’amministrazione comunale alle persone sbagliate, perché quella particella di terreno è di altri proprietari. Tutto si era fermato. A ridosso dell’estate, quando un lido in concessione sistema sdraio ed ombrelloni su quasi tutto l’arenile del Pezzolo e rimangono pochi metri di spiaggia libera, qualcuno aveva divelto la recinzione che delimitava l’area interdetta al passaggio pubblico. Ora l’ennesima puntata di una vicenda che non si sa più se definire grave o grottesca. O forse entrambe. Restano amarezza e rabbia per l’incapacità della pubblica amministrazione di tutelare un bene al quale, a suo tempo, dedicò alcuni schizzi e disegni il celebre archeologo Maiuri.
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